Chi sei disposto a sacrificare?

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Il sacrificio, nelle religioni antiche, era il gesto di offrire la vittima alla divinità.

Seguimi nel ragionamento, che mi inerpico.

Freud delineando il Super-Io, lo descrive come l’interiorizzazione delle regole e quindi del padre.

Il padre quindi è Dio.

Cioè?

Per la maggior parte delle persone la figura del padre terreno è vissuta in sovrapposizione a quella di Dio che fa le regole.

Questo è il motivo per cui le persone che hanno conflitti con la figura paterna, li hanno verosimilmente anche con la società e con Dio. E magari ripudiano la religione in cui sono nati, la sentono vecchia, non più in grado di rispondere ai loro bisogni di spiritualità evoluta.

Ma in realtà sono il conflitto con il loro padre.

Allora vanno in cerca di altro, ma il loro tentativo intimo non riconosciuto è sfuggire alle regole imposte nella loro testa dalla figura paterna. Uscire dalla prigione.

E poi si inventano che c’è una Matrix da cui dobbiamo uscire. Giusto per non vedere il reale problema.

Quindi, tornando al sacrificio, nel triangolo drammatico di Karpman noi siamo contemporaneamente vittima, salvatore e carnefice. Dipende di volta in volta, che ruolo incarniamo. In quale ruolo ci identifichiamo.

A seconda dei contesti: con la mamma, siamo la vittima, con il papà siamo il carnefice, con i fratelli e le sorelle siamo il salvatore. O viceversa. O intersezioni di tutti questi ruoli.

“Svincolarsi dalle convinzioni, dalle pose e dalle posizioni”, cantava Morgan qualche anno fa.

Il problema sono infatti i ruoli.

Tu ti identifichi in un particolare ruolo perché nutri quel ruolo con la tua energia.

“Sono una vittimaaaaaaaaa!!!!” Piangendo, ti disperi e tutta la tua energia va direttamente in quella direzione. Non è fantasia metafisica stratosferica, è proprio così. In quel momento nutri la vittima che è in te. Ma se io riesco a farti vedere che sei in un ruolo e tu, anziché nutrire quel ruolo con la tua energia, sciogli quel grumo di pensiero, smettendo di nutrirlo, osservandolo, lui dopo un po’, muore.

Questo è il sacrificio che dovresti fare. Immolare la tua personale vittima sull’altare della divinità. Di Dio, non del padre o della madre terreni, che sono, come tutti, esseri limitati, incarnati per fare un’esperienza, non dei.

Al contempo, non puoi far finta che la vittima non esista, sarebbe una repressione. Però puoi guardarla e scegliere di non nutrire la linea genealogica di tuo padre con l’energia della vittima, a un certo punto, questa cesserà di esistere.

Nota bene: ci vuole tempo, non è immediato. Chi ti dice il contrario, mente sapendo di mentire. Chi ti impone una formula dall’alto, non tiene in considerazione il fatto che il tuo inconscio continua, indipendentemente da te a nutrire le tue convinzioni che sono sostenute dal dolore che hai vissuto in questa ed altre vite. Se vuoi andare al settimo piano, prendi l’ascensore, o le scale se vuoi restare in forma.

Il tempo necessario è sempre quello della consapevolezza. Del resto quando mangi, non vai in bagno subito. Prima devi digerire e magari gustarti il pasto. Non nasci e muori perché hai capito tutto, di solito.

Ciò che vale per la vittima, vale per il salvatore anzi, ne è una sua compensazione. È proprio quando ti senti tanto vittima che una parte di te, quella che si vuole emendare da tutto questo vittimismo, si erge e cosa fa?

Cerca di salvare gli altri.

Perché volete tutti salvare gli altri?

N.B.: Vale anche con i partner.

Il salvatore è quell’energia che se impiegata correttamente, e non va più a nutrire la vittima, ti libera da quella condizione di schiavo della ripetizione, della Matrix, come va di moda oggi chiamarla.

Il carnefice invece, è quell’energia che quando ne hai le palle piene, sfoghi sugli altri. Ma non su chi ti ha effettivamente fatto del male, sarebbe fantastico. No, su chi è nella tua stessa posizione di quando eri vittima, ovvero sul più debole che incontri per la strada.

Oppure, in una relazione, ci si scambiano i ruoli. Oggi io picchio un po’ te, domani tu picchi un po’ me.

Se la sfogassi su chi ti ha fatto del male sarebbe riportare l’energia nel suo giusto spazio, come dice qualcuno.

Qualche anno fa, stremato dai continui borbottii di non approvazione da parte di mia madre, mi sono girato verso di lei e le ho urlato un Vaffanculo così potente che ha sobbalzato. Da quel momento, ha smesso di sobillarmi. E molti di voi sanno com’è finita.

Il bambino ha diritto di crescere, di diventare adulto, di liberarsi dalle proiezioni che gli adulti fanno su di lui per via delle loro stesse proiezioni. E se vuoi diventare adulto, devi disubbidire a queste immagini. È imperativo, non puoi proprio farne a meno.

Non puoi diventare adulto se la tua energia va prima a tua madre e tuo padre e poi a te. Devi mettere te stesso o te stessa sull’altare del sacrificio e bruciare le maschere che ti hanno costruito addosso.

Il 27 settembre terrò un Webinar su come ci si libera dalle sofferenze della famiglia d’origine. Ti aspetto sul nostro gruppo con tutti i dettagli.

https://www.facebook.com/groups/floriterapia.transpersonale.evolutiva

P.S.: A me non interessa salvarti, sallo. Lascio solo briciole sul sentiero.

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