Gorse. Il sottovalutato del sistema floreale e il bambino non amato.

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Gorse. Il sottovalutato del sistema floreale.

Gorse (GOR) è un fiore che viene sottostimato rispetto al grande apporto che può dare nel lavoro floreale e ci sono diverse tracce che ci spingono al relegare questa essenza ai “casi di grande disperazione”, come dice Bach.

Per casi di grande disperazione. Queste persone hanno rinunciato all’idea che si possa ancora fare qualcosa per loro. Anche se arrivano a sottoporsi a terapie differenti per obbedire a qualcuno o per far piacere a qualcun altro, continuano a ripetere di avere ben poche speranza di miglioramento”.

Come ampiamente spiegato da Ricardo Orozco nel corso degli anni, le fotografie statiche che i ritratti floreali tracciati da Bach delineano, sminuiscono l’identità del fiore, poiché non ne contestualizzano l’immagine psicodinamica, relegando di fatto alcune essenze ad un uso più raro di altre.

Basterebbe guardare dentro alla “cassetta degli attrezzi” del floriterapeuta per capire quanto uso si faccia di Chicory (CHI) o di          Star of Bethlehem (SBE), rispetto a Gorse.

Gorse nelle parole degli autori floreali. Da Orozco alla Scheffer.

Lo stesso Orozco, del resto, riprendendo Bach, parla di Gorse come di “un meccanismo di difesa di fronte alle circostanze avverse. Consiste in un atteggiamento che equivale a gettare la spugna, a lasciar perdere, nella convinzione di aver fatto tutto il possibile e che ormai non ci sia più rimedio.” (Fiori di Bach – 38 descrizioni dinamiche – Ricardo Orozco – Ed. Centro di benessere psicofisico, pag.98)

E inquadra il cliente Gorse in una prospettiva che diventa statica, poiché implicitamente prende in considerazione una causa evidente come generativa dello stato Gorse che poi consegue nel comportamento a differenze ampie a seconda della struttura caratteriale.

Orozco, sempre nello stesso libro, va infatti a suddividere il tipo di risposta Gorse, subordinandola al Type del cliente. Mimulus (MIM), Gentian (GEN), Clematis (CLE), chiaramente, reagiranno diversamente rispetto a Vine (VIN), Oak e Vervain (VER).

Credo che ciò che ci ha tratti in inganno per così tanto tempo sia la frase: “gettare la spugna”. Quante volte abbiamo sentito, riferito a Gorse, la frase: “gettare la spugna”? Credo miliardi.

Se la mente funziona per impressioni, allora la visione che abbiamo di Gorse è un grande scotoma.

Noi non vediamo quello che abbiamo sotto agli occhi, perché le aree cieche ci impediscono di espandere il nostro sguardo oltre il visibile.

Da anni ormai, mi interesso ai fiori da una prospettiva squisitamente transpersonale evolutiva, volta quindi a sanare quelle ferite di base che impediscono agli esseri umani di essere ciò che sono veramente, nella loro natura più adamantina di anime incarnate, spogliandosi di quelle strutture caratteriali volte a difenderle da loro stesse, dalla paura di risplendere come foglie di salici al sole.

Anche Orozco, che pur attribuisce una causa evidente allo stato Gorse: “lo stato GOR scompare quando la situazione che lo ha originato si risolve, il che conferma che esiste un evidente rapporto causa/effetto” (cit. 38 descrizioni dinamiche, pag. 100), si apre a dire: “ma è anche vero che lo stato si può cronicizzare, perché in molti casi si tratta di un comportamento appreso nei confronti della vita, una risposta esistenziale, come nel caso delle personalità Gentian”. (cit. 38 descrizioni dinamiche, pag. 100)

La Scheffer che, in “Il grande libro dei fiori di Bach”, apre la trattazione di Gorse dicendo: “Gorse incarna il potenziale spirituale della Speranza”, sostiene che: “Non pochi cominciano a sospettare che le esperienze dolorose possano indurre una modificazione del comportamento e rafforzare il carattere, dato che i veri cambiamenti della vita avvengono sempre attraverso la sofferenza. Se questo principio viene riconosciuto e accettato, in modo conscio o inconscio, tutta la condizione spirituale cambia di colpo in senso positivo”. (Il grande libro dei fiori di Bach – Mechtild Scheffer – Ed. Corbaccio, pag. 112)

L’affermazione che un po’ lascia senza parole è quel “Non pochi cominciano a sospettare che le esperienze dolorose possano indurre una modificazione del comportamento e rafforzare il carattere”, che è alla base del pensiero di Bach, oltre che un’evidente realtà confermata dall’esperienza.

Dato che i veri cambiamenti della vita avvengono sempre attraverso la sofferenza”, gli esseri umani dovrebbero comprendere il valore stesso della sofferenza, con particolare riferimento alle Emozioni Negative, da cui una discreta fetta dell’umanità tende, consciamente o meno, a rifuggire, non capendo quella che per me è la base della vita:

La sofferenza è il mezzo con il quale si cresce, perché tutti ormai sappiamo che il dolore è prodotto dalla resistenza al cambiamento stesso, e il cambiamento è continuo”. Non ci si può opporre al cambiamento, ma si può imparare il distacco come mezzo per fluire nel cambiamento, usando i fiori di Bach quando ci blocchiamo in una non-accettazione dello stesso. Perché anche l’ultimo degli ultimi è degno di amore e compassione.

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Gorse in prospettiva psicodinamica.

E dico questo, proprio pensando a Gorse, per riportarlo in un’ottica realmente psicodinamica, che affondi nella sabbia delle origini della psiche di questa vita che, come spesso ricordo, non è mai una tabula rasa, ma è sempre la somma delle vite vissute in precedenza.

Anche se la Scheffer fa questo bellissimo volo nelle ali del vento della speranza, poi torna a parlare di malattie e di cronicità e, seppur vero, questo diventa un limite nella mente dell’allievo contemporaneo che soffre, come molti, di “materialismo implicito”. Tu non te ne accorgi, ma pur studiando i fiori di Bach e le discipline olistiche, il tuo credo non è abbastanza forte di fronte all’establishment medico e a parole come “tumore” o “Parkinson”.

Bach riluce come una stella del mattino. La malattia è emozioni. Dovete capirlo.

Quindi cosa succede sempre più spesso nella mente di chi studia? Che si fissano concetti come Polaroid senza più assorbire lo jus, il succo, il distillato essenziale dei fiori, che ovviamente è costruito su molti passaggi, molta esperienza, ma anche di una capacità di discernimento che il mondo sembra non volere più, perché fatta di lentezza, di contatto, di amore per quello che si fa.

Sembra che tutti siano più propensi a ingurgitare grandi fette di #spiritualporn, facendo miriadi di corsi che li lasciano più imbesuiti di prima.

La verità è dentro, in alto, nel profondo. Il fuori non esiste.

Allora è un limite enorme pensare i fiori solo come “rimedi”. È prendere una forza prorompente della natura inconscia, donataci da Dio sotto forma di archetipo dell’essere in forma di fiore, e usarla solo per “una giovane paziente che, alla vigilia di un’operazione semplice, ma necessaria, perde all’ultimo momento la speranza che l’intervento possa risolvere il suo problema. In questi casi Gorse aiuta a superare la momentanea crisi di disperazione”. (Il grande libro dei fiori di Bach – Mechtild Scheffer – Ed. Corbaccio, pag. 114)

Dobbiamo, è imperativo, guardare oltre.

Dobbiamo vedere che il bambino depressivo, ad esempio, ha scelto di incarnarsi in una famiglia che non lo nutre, né dal punto di vista affettivo né di contatto, che non gli dona le cure di base, facendolo sentire un reietto, è un prescelto se capirà che la speranza è un valore da coltivare dentro di sé proprio perché non gli è stata data come caratteristica di base, è una giornata sui banchi di scuola, e dobbiamo allargare ampiamente il nostro campo visivo per vedere che la causa scatenante dello stato Gorse, non si vede in una creatura così, ma è presente, sempre e comunque.

Ma possiamo farlo solo se prima lo abbiamo fatto in noi stessi. Possiamo vedere solo quello che abbiamo sofferto. Ti invito quindi a prendere contatto con quel bambino ferito per sentire quella profonda disperazione Gorse, di mancanza di speranza che porti in te, che l’Amore non arriverà mai.

Qual è la causa di questo Gorse?

Se non ho ricevuto sufficiente Amore per stare bene con me stesso, volermi bene, sentirmi al sicuro quando sono solo, probabilmente non riuscirò nemmeno a dire “ho gettato la spugna” perché quello stato di deprivazione, di mancanza di speranza è dentro di me così profondo e radicato da esistere da sempre, da essere considerato “me” e questo mi porta a resistere (vedi il mio articolo precedente “Le donne che resistono non sono forti”).

Resistere diventa quindi la forza della disperazione e in questo stato si alternano momenti di resistenza, che sono i momenti in cui la persona “spera” in un futuro migliore, che il proprio destino cambi, che troverà l’amore perduto, in cui arriverà il principe azzurro o la principessa rosa e finalmente riempirà quel vuoto d’amore pazzesco che ci fa sentire come Michelangelo si dipinse nella Cappella Sistina.

Sono momenti che sembrano Oak, Elm o Vervain, a seconda delle reazioni, ma sono sempre una reazione alla perdita dell’Amore.

Amore che non arriverà mai nella forma in cui il bambino ferito si aspetta che arrivi. Perché se la mamma avesse potuto accoglierlo meglio, lo avrebbe fatto. Se il papà avesse potuto giocarci di più, lo avrebbe fatto.

Questo resistere quindi è una maschera del falso sé (vedi articolo di Daniela Grossi – Il Vero Sé: esprimerlo al meglio con i fiori di Bach).

Quindi sentirsi senza speranze è una maschera del falso sé.

Ma com’è possibile che si possa resistere e al contempo essere senza speranza?

Ti ripeterò talmente tante volte questo concetto nel corso di questi anni, che quando mi vedrai di persona mi ripeterai, con lo sguardo ipnotizzato: “il valore della verità personale, il valore della verità personale, il valore della verità personale”.

Allora saprò che hai capito.

Qui stiamo entrando in punta di piedi senza fare rumore nella psicodinamica floreale, in quel delicato equilibrio della struttura della mente dell’essere umano. Seguimi piano. Facciamo silenzio.

La verità di quella persona, di quel bambino non amato, qual è?

Che non ha ricevuto Amore.

Cosa fa quel bambino che non ha ricevuto amore, per poterlo ottenere?

Si adegua all’ambiente. Prende la forma che i genitori gli plasmano addosso per far si che lo accettino e gli diano l’Amore di cui ha bisogno per sopravvivere.

In quel momento lascia andare la sua natura essenziale per indossare la maschera del falso sé.

Nell’adattarsi, comincia inconsapevolmente a dirsi: “se io mi comporto bene, se faccio quello che mi chiedono, diventerò meritevole di quell’Amore che mi serve per respirare e che mi manca come al deserto manca l’acqua”.

In questa scissione fondamentale il bambino inizia a percorrere la strada del “resistere”. Cioè si forza ad essere qualcosa di diverso da ciò che è per ricevere qualcosa che lui stesso ha lasciato andare.

Perché l’Amore è essere sé stessi. Ma il bambino non lo sa. Il bambino è lo specchio dei genitori.

Questo resistere, come dice Orozco, può assumere le varie forme del Mimulus, del Gentian, del Clematis, oppure dell’Oak, del Vervain.

Ma è sempre resistere.

La domanda è: “a cosa resiste?”

Alla propria verità personale che come uno tsunami lo travolgerebbe se venisse in superficie.

“Tu non sei amato”.

“Tu non sei amata”.

Vedi che qui c’è sia il resistere che la perdita della speranza.

E vedi che questo nodo, più cerchi qualcuno che lo sciolga e più si stringe?

Perché la verità personale fa male. Fa male scoprire che non siamo stati amati come avevamo bisogno, ma in quel cedere, in quell’accettazione della disperazione di non essere stati amati, noi faremmo crollare la diga del resistere che genera l’assenza di speranza che è la stessa disperazione profondamente Gorse e quando lo faremo, lo spirito tornerà a volare negli spazi infiniti del cosmo.

Gorse, usato ad un profondo livello Transpersonale Evolutivo®, adempie a questo scopo.

Ridà la speranza dell’Amore che il falso Sé aveva inibito, quando la persona ha aderito ai modelli familiari che non rispettano il suo vero Sé.

gorse il sottovalutato del sistema floreale bambino non amato

Quante persone conosci che vivono così?

Che non si abbeverano alla fonte dell’Amore, ma si accontentano di ricevere un osso ogni tanto come un povero bastardino da canile, tutto arruffato e sporco, che nessuno vuole?

Il bambino interiore non amato ha bisogno di Gorse per ritrovare la speranza che nutre il bisogno d’amore irrealizzato di Chicory, che ha indossato la maschera del falso Sé di Centaury – Agrimony, che diventa mancanza di fiducia nelle proprie possibilità Larch – Gentian.

Certo!

Come puoi fidarti del tuo falso Sé?

È lì proprio per dirti che non ti devi fidare.

La maschera è lì proprio per essere distrutta.

E una sola cosa la può distruggere: la tua verità personale.

Osservando Gorse dal punto di vista della Floriterapia Transpersonale Evolutiva® ci accorgiamo di quanto valore implicito abbia questa essenza. Di quanto importante sia il suo lavoro per la nostra crescita.

Del resto Bach, prima di chiudere il sistema floreale dentro alle suddivisioni emozionali (Gorse, incertezza), lo aveva messo tra i sette aiuti che erano pensati per andare ad aiutare quelle personalità che non traevano pieno giovamento dai 12 guaritori poiché “tanto abituati alla malattia che essa sembra diventata parte della propria natura”. (Opere Complete, Edward Bach, I 12 guaritori e i 4 aiuti – Ed. Macro)

La natura di chi non accetta la propria mancanza d’amore, al punto da perdere la speranza di essere amato, e implicitamente resistere fino a perdere la speranza, è Gorse, ed è la goccia che farà traboccare questo vaso che l’apparenza ha convinto essere vuoto d’Amore, Chicory.

(Per approfondire gli argomenti puoi cliccare i titoli in azzurro)

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